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NUOVO SITO DELL’ASSOCIAZIONE SPEDIZIONIERI DI LA SPEZIA

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La Spezia – “In un mercato che diventa sempre più globale e complesso, la vera competizione per noi operatori della logistica e delle spedizioni, è concorrere facendo crescere nelle nostre aziende la digitalizzazione nei processi operativi e aumentando le competenze informatiche del personale. Investire nella formazione avanzata significa incidere sostanzialmente sul successo aziendale rendendo l’organizzazione del lavoro protagonista nelle sfide del mercato”.

Il Presidente degli spedizionieri spezzini  annuncia che è online il nuovo sito dell’Associazione degli Spedizionieri del Porto di La Spezia.

Di seguito il link al sito:

www.associazionespedizionierilaspezia.it

NOVITA’ INTRODOTTE IN MATERIA DI RAVVEDIMENTO OPEROSO

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La legge del 1 dicembre 2016 n.225, ha apportato sostanziali modifiche in materia di ravvedimento operoso di cui all’art. 13 del D.Lgs. n. 472/1997. A seguito delle modifiche apportate, l’operatore può ora ravvedersi anche dopo che sia inziata l’attività di accertamento – purchè non sia stato già emesso un atto impositivo o sanzionatorio definitivo – e senza più limiti di tempo.

Pertanto l’operatore potrà accedere all’istituto del ravvedimento a seguito della notifica di verbali di constatazione o processi verbale di accertamento o di verifica, mentre non sarà più possibile dopo la notifica di un atto impositivo definitivo. Chi intende accedere al ravvedimento operoso dovrà dunque aderire nel periodo intercorrente tra il momento in cui ha commesso la violazione e la notifica dell’atto definitivo.

Si richiama all’attenzione la nota prot. 13010 R.U. dell’Ufficio delle Dogane di Genova 1.

NOVITA’ DEPOSITI IVA – DAL 1 APRILE 2017

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E’ uscita in questi giorni la circolare Confetra n. 69/2017 e relativi allegati, riguardanti le modalità di estrazione dei beni dai depositi IVA a far data dal 1/4/2017.

Non emergono sostanziali differenze rispetto alle attuali modalità di introduzione ed estrazione, fatte salve le nuove regole applicabili nel caso in cui il soggetto estrattore non coincida con il soggetto che ha introdotto i beni in deposito. In tale circostanza, tra i vari adempimenti, è fatto obbligo al soggetto estrattore di trasmettere la dichiarazione sostitutiva attestante la sussistenza dei requisiti di affidabilità al gestore del deposito Iva utilizzato.

Ciò nonostante, in assenza di circolari esplicative da parte dell’Agenzia delle Dogane, alcuni gestori continueranno ad operare con le attuali modalità operative, mentre altri richiederanno obbligatoriamente il modello di dichiarazione sostitutiva, anche qualora il soggetto che estrae i beni sia il medesimo soggetto che ha introdotto i beni in deposito.

CRISI HANJIN, IN MARE ANCORA MERCE ITALIANA PER UN VALORE DI 350 MILIONI

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La Spezia – L’allarme di Laghezza: «Devono essere sbarcati ancora 2500 container in Italia».

Più di 5000 container contenenti merci “italiane”, per la maggior parte prodotti finiti e componentistica in importazione, per un valore complessivo quantificabile fra i 300 e i 350 milioni di dollari, bloccati sulle banchine dei porti o nelle stive delle navi.

Il crack della compagnia coreana di trasporto container. Hanijn Line «non è più, e non è mai stato, un problema solo per il mondo che ruota sui porti e sulle rotte del trasporto marittimo». A sottolinearlo con forza, lanciando un nuovo allarme sull’effetto domino che il collasso finanziario della settima compagnia mondiale potrebbe innescare, è Alessandro Laghezzapresidente di Ligurian Logistic System, nonché consigliere nazionale di Fedespedi e di Confetra. «E’ un problema serissimo per l’economia italiana che, come quella dei maggiori paesi europei, lega il suo funzionamento a un regolare flusso di approvvigionamenti e che ora si trova a fare i conti con la “merce prigioniera” e con due rischi incombenti. Da un lato, quello della paralisi di alcune importanti catene produttive di primarie industrie italiane comunque con un aggravio dei costi a carico della merce;dall’altro, un rinvio a tempo indeterminato delle importazione dei beni di consumo (in primis prodotti elettronici) provenienti dai paesi asiatici e destinati alla grande distribuzione italiana».

«Benchè in tempi stretti tutti gli operatori italiani e la Federazione nazionale spedizionieri (Fedespedi) –sottolinea Laghezza– si siano attivati per accelerare lo sblocco di queste merci e la prosecuzione a destino, anche attraverso l’assunzione diretta di responsabilità e la sottoscrizione di fideiussioni, la situazione è ben lontana dalla normalità». Secondo Laghezza dai 2000 ai 2500 container sono stati sbarcati sulle banchine, ma almeno altrettanti sono ancora bordo di navi in mare aperto. Navi che, in alcuni casi, evitano di entrare nei porti per il timore fondato di essere poste subito sotto sequestro.

«Tre –conclude Laghezza– sono le navi che attualmente risultano avere a bordo merce e prodotti destinate a La Spezia: la “Hanjin Italy” e la “Hanjin Tabul” ferme in rada davanti a Jeddah, mentre la “Hanjin Korea” è in navigazione verso Yantian. A queste si aggiunge la “Hanjin Spain” che dopo aver scaricato la quota di carico per La Spezia, ha saltato lo scalo di Genova e attualmente è in attesa di operare presso il porto di Valencia dove dovrebbe scaricare anche i container destinati a Genova. Attualmente, delle 98 navi censite nel sito Hanjin, 15 risultano sequestrate o bloccate in banchina, 7 navi noleggiate sono rientrate in possesso dei proprietari e 10 sono alla fonda in prossimità delle rade di vari porti nel mondo, mentre 18 sono ancora operative nel porto coreano di Busan. Il resto della flotta risulta prevalentemente alla fonda in acque internazionali o in attesa di autorizzazioni e garanzie per entrare in porti nelle quali il rischio sequestro è altissimo. «Una situazione che già oggi minaccia più di cento posti di lavoro, ma che potrebbe aggravarsi; una situazione che richiede –conclude Alessandro Laghezza– un immediato sforzo diplomatico del governo italiano su quello coreano, ma anche l’adozione di misure straordinarie e l’adozione di tutti gli strumenti possibili per ridurre l’impatto sia sul comparto portuale e logistico sia sull’intera filiera produttiva».

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